Uno dei miei ricordi d’infanzia preferiti era in attesa che i treni merci passassero il passaggio a livello a poche miglia lungo la strada polverosa dalla nostra fattoria nell’entroterra australiano. La maggior parte del carico, sulla strada per la costa dalla remota città mineraria di Broken Hill, era argento grezzo, piombo e zinco.
Dal mio punto di vista non avresti mai pensato che il minerale grigio nei camion ferroviari avesse molto valore. Solo quando queste pietre venivano frantumate, setacciate e sottoposte a un calore enorme, emergeva il loro reale valore e bellezza.
La raffinazione dell’argento è un processo delicato. Chiedi a qualsiasi argentiere. La temperatura deve essere giusta. Se è troppo basso il processo di raffinazione non inizierà nemmeno. Se il forno diventa troppo caldo, l’argento sarà rovinato. Come fa dunque l’argentiere a sapere con certezza che sta facendo bene?
In primo luogo, la raffinazione dell’argento richiede un’enorme concentrazione. L’argentiere deve osservare attentamente mentre il calore fa il suo lavoro sul metallo fuso, senza mai distogliere lo sguardo dall’azione nemmeno per un momento. Quindi, il tempismo è tutto. Lasciare l’argento sui secondi di calore più lunghi dell’ideale e il suo valore è seriamente diminuito.
Ciò solleva una domanda importantissima. Come fa l’argentiere a sapere che l’argento fuso è stato riscaldato per il tempo ottimale, alla temperatura ottimale? La risposta è che arriva un momento magico in cui l’argentiere può vedere la sua immagine riflessa nel metallo prezioso nella sua carica. Poi, e solo allora, è il momento di toglierlo dal fuoco.
Il profeta dell’Antico Testamento Malachia paragona Dio a un argentiere. ‘Per lui sarà come un fuoco raffinatori…”(Malachia 3: 3). Ci sono momenti in cui, sotto la provvidenza di Dio, saremo provati e raffinati dai fuochi delle avversità. Questi tempi possono essere devastanti, come trovò Giobbe. Ma se confidiamo nella sua grazia l’immagine del divino argentiere diventerà ancora più visibile in noi, e la gente se ne accorgerà. Come scrisse san Paolo, ” E noi, che con i volti svelati riflettiamo la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua somiglianza con una gloria sempre crescente, che viene dal Signore…'(2 Corinzi 3: 18).
C’è un vecchio coro che ho spesso usato come preghiera dedicata ai colleghi e alle persone intorno a me:
Si veda in me la bellezza di Gesù.
Tutta la sua meravigliosa compassione e purezza.
Vieni tu, Spirito divino,
Tutta la mia natura perfeziona,
‘finché la bellezza di Gesù non sia vista in me.